le vecchie e il mare

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Sette vecchie, madri e nonne di marittimi, siedono su grosse pietre fuori dalle loro case e parlano dei loro fatti. Tra le loro parole si odono profondi i respiri del mare e, un po’ più su, alcune arrugginite pompe ad aria girano lentamente nei giardini con piccoli, tormentati limoni e imponenti eucalipti. Il crepuscolo della sera si trattiene a lungo come se non volesse farsi notte. Si sentono le vecchie:

[..]
PRIMA: La verdura e i pomodori e il pesce sotto sale diventano latte,
SETTIMA: e il latte bambino, il bambino nave, la nave viaggio,
QUARTA: e tutti insieme navigano il mare, partono,
all’inizio per qualcosa da portare, per qualcosa da far venire,
dopo soltanto per navigare – ancora e sempre il viaggio –
SESTA: e infine solo il ricordo del viaggio – ancora e sempre il ricordo –
come se fossero attratti unicamente dalle onde, inspiegabilmente,
come se volessero disegnare l’intero villaggio dentro il ricordo,
come se volessero disegnare il ricordo dentro il vento,
involontariamente, così come fluisce il nostro respiro e il nostro sangue.

TUTTE INSIEME: Tutto si allontana, passa, cambia – il legno diventa fuoco e brucia,
il fuoco luce e calore – cosa diventa il fuoco? Dove va?
E noi cosa diventeremo? – pentola, latte o fuoco? Bambini, navi? – già lo siamo.

 

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da Le vecchie e il mare di Ghiannis Ritsos (trad. Giuseppe Auteri)
Ghiannis Ritstos (Monemvasia 1909 – Atene 1990)

2 pensieri riguardo “le vecchie e il mare

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