le dee iniziarono a svanire

dea del primo sguardo
incensa la polvere

sapienza dell’intenzione
confondi il tragitto

poeta dell’ingenuità
concedi la veggenza

guerriera dal gesto spavaldo
addomestica l’innocenza

corpo dalla muta bellezza
insegna il disfacimento della carne

astro della luce che invoca
conduci all’oscurità

campo della spiga d’orzo
alimenta con la terra sterile

ventre dall’amore fertile
confondi il desiderio

signora degli inferi
impedisci la conoscenza del ritorno

detentrice del culto misterico
disconosci templi e altari

profeta del conosciuto
disperdi ogni memoria

vulva sapiente
straluna le menti

[testo estratto dal volume – pag 22]

sguardi minoici
[pennello e inchiostro di china su carta]
opera dell’autrice

Anterem e il premio Lorenzo Montano dalle origini a oggi

ante rem

Diaria

Tre membri della redazione di #Anterem e del #PremioLorenzoMontano #RanieriTeti, #LauraCaccia, #Silvia Comoglio raccontano alla Diaria le origini, le nuove pubblicazioni e la maturazione di un orientamento volto a una sempre maggiore attenzione alla #poesia scritta da donne.

La redazione di Anterem parla con Diaria/o

Puntata numero 2 Diaria/o podcast stagione 2. Ogni primo del mese

Questa seconda puntata della Diaria è dedicata alla rivista Anterem e alla storia del premio Lorenzo Montanoche affonda le sue radici nel passato ma che oggi, trasformata senza snaturarsi, costituisce una realtà vitalissima e necessaria nel panorama della poesia italiana contemporanea. Tre membri della redazione attuale Ranieri Teti, Laura Caccia, Silvia Comoglio raccontano alla Diaria le origini, le nuove pubblicazioni e la maturazione di un orientamento volto a una sempre maggiore attenzione alla poesia scritta da donne. Insomma ascoltando questo episodio saprete davvero tutto di questa realtà fondata da Flavio Ermini nel 1976…

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Piccola lode al pubblico della poesia

Costanti/Varianti – opera di Nanni Balestrini


Eccoci qui ancora una volta
seduti di fronte al pubblico della poesia
che è seduto di fronte a noi minaccioso
ci guarda e aspetta la poesia

in verità il pubblico della poesia non è minaccioso
forse non è neanche tutto seduto
forse c’è anche qualcuno in piedi
perché sono venuti così entusiasti e numerosi

o forse ci sono un po’ di sedie vuote
ma quelli che sono venuti sono i migliori
hanno fatto questo grande sforzo proprio per noi
perchè poi mai dovrebbero minacciarci

il pubblico della poesia non minaccia proprio nessuno
è invece mite generoso attento
prudente interessato devoto
ingordo imaginifico un po’ inibito

pieno di buone intenzioni di falsi problemi
di cattive abitudini di pessime frequentazioni
di mamme aggressive di desideri irrealizzabili
di dubbie letture e di slanci profondi

non è assolutamente cretino non
è sordo indifferente malvagio non è
insensibile prevenuto senza scrupoli non è vile
opportunista pronto a vendersi al primo venuto

non è un pubblico tranquillo benpensante credulone
senza troppe pretese
che se ne lava le mani
e giudica frettolosamente

è invece un pubblico che persegue degusta apprezza
lento da scaldare ma che poi rende
come direbbe Pimenta
e soprattutto è un pubblico che ama

il pubblico della poesia è infinito vario inafferrabile
come le onde dell’oceano profondo
il pubblico della poesia è bello aitante avido temerario
guarda davanti a se impavido e intransigente

mi vede qui che gli leggo questa roba
e la prende per poesia
perché questo è il nostro patto segreto
e la cosa ci sta bene a tutti e due

come sempre io non ho niente da dirgli
come sempre il pubblico della poesia lo sa benissimo
ma se lo dice tra sè e sè e non a alta voce
non solo perché è cortese volonteroso bendisposto

e in fondo anche cauto ottimista trattabile
ma sopratutto perché ama
ama di un amore profondo sincero irresistibile
di un amore tenace esclusivo lacerante

chi
ama il pubblico della poesia
fingete di chiedere anche se lo sapete benissimo
ma state al gioco perché siete svegli e simpatici

il pubblico della poesia non ama mica me
questo lo sanno tutti lui ama qualcun altro
di cui io non sono che uno dei tanti valletti
diciamo messaggeri se proprio vogliamo farci belli

il pubblico della poesia ama lei
lei e
solo lei e
sempre lei

lei che è sempre così imprevedibile
lei che è sempre così impraticabile
lei che è sempre così imprendibile
lei che è sempre così implacabile

lei che attraversa sempre col rosso
lei che è contro l’ordine delle cose
lei che è sempre in ritardo
lei che non prende mai niente sul serio

lei che fa chiasso tutta la notte
lei che non rispetta mai niente
lei che litiga spesso e volentieri
lei che è sempre senza soldi

lei che parla quando bisogna tacere
e tace quando bisogna parlare
lei che fa tutto quello che non bisogna fare
e non fa tutto quello che bisogna fare

lei che si trova sempre così simpatica
lei che ama il casino per il casino
lei che si arrampica sugli specchi
lei che adora la fuga in avanti

lei che ha un nome finto
lei che è dolce come una ciambella
e feroce come un labirinto
lei che è la cosa più bella che ci sia

il pubblico della poesia ama lei
chi
bravi lei la poesia
e come potrebbe il pubblico della poesia non amarla

perché ama la poesia vi chiederete
forse perché la poesia fa bene
cambia il mondo
diverte

salva l’anima
mette in forma
illumina rilassa
apre orizzonti

chissà ognuno di voi ha certamente i suoi buoni motivi
se no non sarebbe qua
ma meglio non essere troppo curiosi dei fatti degli altri
se si vuole evitare che gli altri ficchino il naso nei nostri

sia dunque lode al pubblico della poesia
lode al suo giusto nobile grande amore per la poesia
nel cui riflesso noi pallidi e umili messaggeri
viviamo grati e benedicenti

SEGRETISSIMO  
DA NON RIVELARE  
ASSOLUTAMENTE MAI
AL PUBBLICO DELLA POESIA

il pubblico della poesia ama la poesia
perché vuole essere amato vuole essere amato
perché si ama profondamente e vuole essere rassicurato
del suo profondo amore per se stesso

per sua fortuna il pubblico della poesia
crede solo di ascoltare la poesia
perché se la ascoltasse veramente capirebbe
la disperata impossibilità e inutilità del suo amore

e si prenderebbe a schiaffi dalla mattina alla sera
brucerebbe tutti i libri sulle piazze
si butterebbe in un canale
o finirebbe i suoi tristi giorni in un convento

CONCLUSIONE
LA POESIA FA MALE
MA PER NOSTRA FORTUNA
NESSUNO CI VORRÀ CREDERE MAI

Nanni Balestrini (Milano2 luglio 1935 – Roma19 maggio 2019
Il pubblico della poesia. Quarto libro della signorina Richmond 1985-1989
https://web.archive.org/web/20090427175220/http://www.nannibalestrini.it/richmond/poesie1.htm

“I versi triangolari si dispongono / lungo un asse diagonale / dal quale si snoda un’ellisse” – su “La dimora del ritorno” di Sofia Demetrula Rosati

Via Lepsius

labyrinthos

Come sempre occorre affidarsi al passare del tempo affinché le direzioni e le movenze di un pensiero s’appalesino in maniera sempre più definita e riconoscibile: non c’è stato mai dubbio che il pensiero di Luce Irigaray, di María Zambrano e di Adriana Cavarero fosse innovativo e fecondo già dal suo primissimo manifestarsi, ma credo sia anche necessario studiare come e quando quel pensiero generi altro pensiero, altra scrittura, altre riflessioni – ebbene, a leggere La dimora del ritorno. sull’evanescenza del divino femminile di Sofia Demetrula Rosati (Anterem Edizioni / Cierre Grafica, Verona 2021 con la prefazione di Giuseppe Martella) si attraversa un libro ch’è splendido e degno frutto del pensiero delle tre filosofe richiamate in tre esergo collocati in tre luoghi importanti dell’opera, ma potrei aggiungere altri grandi nomi protagonisti di quella vera e propria rivoluzione del pensiero e della percezione che viene definito “pensiero della differenza femminile” (e non…

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la dimora del ritorno

Pronto per essere pubblicato nella collana Nuova Limina di Anterem Edizioni, ho il piacere di condividere la notizia di questo mio ultimo nato. Un libro che ha una storia e una vita vissuta ancora prima della sua “messa in opera”, una storia che si potrà scoprire leggendolo e che spero sappia donare emozioni.
Al momento un assaggio. Tornerò a parlarne e a narrarne ancora.

“Sofia Demetrula Rosati si fa qui traduttrice
del tempo: trasporta figure a ritroso e ad elica da un’epoca all’altra,
riconducendole verso l’evanescente “dimora del ritorno”. Ciò che in
questa silloge si attua è in effetti, in primo luogo, una sorta di archeologia
del rito e del mito greci, un depotenziamento della luce olimpica ferma
e intensa. Un risalimento alle madri, figure femminili della fertilità, vertiginoso
e spiraliforme, verso l’evanescente dimora del ritorno, l’arcaica
rimozione della figura-grembo dei miti ellenici, la Grande Madre delle
civiltà mediterranee protostoriche, venerata ancora come Potnia (“signora
degli animali”) nel secondo millennio a.c., nella Creta minoica, prima
della conquista Micenea. Di lei tutte le dee olimpiche, e massime quelle
della vegetazione, Demetra e Persefone, sono figure parziali, emanazioni
e sineddochi, diminuzioni. Il dialogo fra Demetra e Persefone costituisce
infatti il nucleo denso di questa poesia che, nelle sue quattro parti, nasconde
la divisione quintupla della tragedia greca classica (prologo, parodo,
episodi, stasimi, esodo), poiché il parodo, l’ingresso del coro a commento
del dialogo e dell’azione, vi si trova in effetti diffuso, disseminato nelle sezioni
in prosa dell’intero testo.” (dalla prefazione al volume a cura di Giuseppe Martella)

Anterem Edizioni pubblica nella collana Nuova limina “La dimora del ritorno” di Sofia Demetrula Rosati [prefazione di Giuseppe Martella] – Visto si stampi -Le modalità per ordinare i libri e le modalità di pagamento sono le seguenti:• con bonifico bancario intestato all’Associazione Anterem• codice IBAN: IT54H0503411750000000165753 – codex BIC per l’estero: BAPPIT21001;• sul c.c. postale 10583375 intestato all’Associazione Anterem, via Cantore 1, 37121 Verona;•
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