Pronto per essere pubblicato nella collana Nuova Limina di Anterem Edizioni, ho il piacere di condividere la notizia di questo mio ultimo nato. Un libro che ha una storia e una vita vissuta ancora prima della sua “messa in opera”, una storia che si potrà scoprire leggendolo e che spero sappia donare emozioni. Al momento un assaggio. Tornerò a parlarne e a narrarne ancora.
“Sofia Demetrula Rosati si fa qui traduttrice del tempo: trasporta figure a ritroso e ad elica da un’epoca all’altra, riconducendole verso l’evanescente “dimora del ritorno”. Ciò che in questa silloge si attua è in effetti, in primo luogo, una sorta di archeologia del rito e del mito greci, un depotenziamento della luce olimpica ferma e intensa. Un risalimento alle madri, figure femminili della fertilità, vertiginoso e spiraliforme, verso l’evanescente dimora del ritorno, l’arcaica rimozione della figura-grembo dei miti ellenici, la Grande Madre delle civiltà mediterranee protostoriche, venerata ancora come Potnia (“signora degli animali”) nel secondo millennio a.c., nella Creta minoica, prima della conquista Micenea. Di lei tutte le dee olimpiche, e massime quelle della vegetazione, Demetra e Persefone, sono figure parziali, emanazioni e sineddochi, diminuzioni. Il dialogo fra Demetra e Persefone costituisce infatti il nucleo denso di questa poesia che, nelle sue quattro parti, nasconde la divisione quintupla della tragedia greca classica (prologo, parodo, episodi, stasimi, esodo), poiché il parodo, l’ingresso del coro a commento del dialogo e dell’azione, vi si trova in effetti diffuso, disseminato nelle sezioni in prosa dell’intero testo.” (dalla prefazione al volume a cura di Giuseppe Martella)
Anterem Edizioni pubblica nella collana Nuova limina “La dimora del ritorno” di Sofia Demetrula Rosati [prefazione di Giuseppe Martella] – Visto si stampi -Le modalità per ordinare i libri e le modalità di pagamento sono le seguenti:• con bonifico bancario intestato all’Associazione Anterem• codice IBAN: IT54H0503411750000000165753 – codex BIC per l’estero: BAPPIT21001;• sul c.c. postale 10583375 intestato all’Associazione Anterem, via Cantore 1, 37121 Verona;• tramite il pulsante WhatsApp presente nella pagina facebook Anterem Edizioni https://www.facebook.com/anteremeditrice Oppure, scrivere a premio.montano@anteremedizioni.it o a ranieri.teti@anteremedizioni.it
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La poesia di Antonis Fostieris tra la filosofia ellenistica e il pensiero di María Zambrano.
di Sofia Demetrula Rosati
Amore e Psiche stanti Antonio Canova (1788-1793)
Colpisce, nella poesia di Antonis Fostieris, la ricchezza di citazioni, l’uso del verso di altri poeti inserito nelle proprie poesie, nonché l’implicito ma pervasivo rimando ai filosofi del periodo presocratico e a Socrate stesso. Il tutto attraverso l’utilizzo di un linguaggio essenziale, mai lirico, al limite del prosaico; la complessità viene ricercata sul piano delle assonanze, dei giochi di parole, capace di rischiare lo scardinamento della lingua stessa. L’uso della lingua in modo così sofisticato, appare quasi dissacratorio, perché è in greco che scrive Fostieris, e la lingua greca (antica o moderna che sia) non è forse già di per sé un assioma per tutto il mondo occidentale? Ma proprio questo uso così ardito, sembra permettere al poeta di ottenere quella giusta composizione alchemica, capace di dissolvere la formula filosofica in immagine poetica. Non si fonde con essa, non la trasforma, non ne esalta il senso e neanche lo disgrega. Semplicemente lo liquefà. La poesia di Fostieris pone l’ultima definitiva parola all’antichissima disputa tra poesia e filosofia, sancendo definitivamente la superiorità della parola poetica. Egli sembra aver risposto a quel quesito, posto da María Zambrano, e rimasto ancora ad interrogarci: “Non sarà possibile che in un qualche giorno felice la poesia raccolga, fissando lucidamente e per tutti il proprio sogno, tutto ciò che la filosofia sa, tutto ciò che ha appreso nel suo allontanamento e nel suo dubbio?”
Questo lavoro alchemico è particolarmente evidente nella silloge “Lete prezioso”. Essa si apre con un trittico (Psiche significa farfalla, La poesia non nasce dalle idee e Pneuma significa soffio) che sembra un vero e proprio trattato di filosofia socratica, sulla Psiche il Pneuma e la creazione della poesia. Psiche significa farfalla, basta aprire un dizionario cercare il termine psiche e passando attraverso il significato di anima, soffio, si arriva a quello di farfalla, sia in riferimento al noto personaggio delle Metamorfosi di Apuleio, ma anche ad una specie di lepidottero “dalla livrea modesta”. Ed è proprio al lepidottero che si riferisce Fostieris. Eufemismo dice il poeta, perché l’anima psiche è il luogo del tormento senza posa e il tarlo che non vola, non ascende verso l’alto, ma ingrassa e sprofonda proprio in quel soma che dovrebbe sentire come separato da sé. Anche per María Zambrano l’anima-farfalla in alcuni casi muore, in altri vola via, ma “Raramente si è verificato quel miracolo di agilità della mente, che le permette di trattare adeguatamente l’anima, di costruire una rete fatta apposta per catturare la realtà sfuggente della psiche.” Psiche significa Farfalla e Pneuma significa soffio. Quindi sembra, qui, mantenersi la distinzione socratica tra Ψυχή e Πνεύμα mentre l’elemento corporeo, che dovrebbe essere ad essi contrapposto, non è il soma ma la poesia. La poesia non nasce dalle idee dice Fostieris e se Pneuma significa soffio (divino) dal quale dovrebbe discendere, egli ci disincanta immediatamente, perché la poesia, dice, non può nascere da un pensiero tanto elementare (anche se lo stesso poeta nazionale Dionisos Solomos aveva scritto: Prima deve concepire l’intelletto/ e dopo il cuore caldo potrà sentire). Se la Zambrano sottolinea che “l’impresa della filosofia greca fu quella di scoprire e presentare come suo quell’abisso dell’essere situato più in là di ogni essere sensibile, che è la realtà poetica, la fonte di tutta la poesia”, Fostieris restituisce il primato alla parola poetica, a quell’eterno trionfo dei sentimenti che bandito dall’ambito filosofico, trova nella poesia il pieno riconoscimento: E allora/ Ti resta solo il sentire/ Solo il sentire ti resta/ Della profonda sconfitta/ Per l’immutabile gloria/ Dei sentimenti.
Ψυχή e Πνεύμα, tornano quindi in unità nella poesia Pneuma significa soffio, rappresentando l’altro luogo (ό αλλος τόπος) quasi si trattasse di una finzione scenica dove le farfalle pascolano fiori in un luogo verdeggiante e dove spira tanto vento (perché i soffi di pneuma e psiche si uniscono), un vento fresco, un mondo parallelo più simile al contemporaneo Truman Show, dal quale nessuno è mai fuggito.
Articolo pubblicato sul numero 88 della Rivista Anterem
ho partorito un utero e
mi ci sono cucita dentro cercano e non mi trovano tracciano perimetri della mia corporeità il pavimento è disseminato di rilevatori meccanici ma le voci registrate le ho con me
l’esercizio dell’azione di ricerca è svolto in coincidente considerazione dei fatti ma la versione esatta dei fatti è impossibilitata
dimezzati dalla disperazione del senso sono seduti in ampi spazi sterrati e tirano piccole pietre a pelo d’acqua
mentre accarezzano le loro calde pance molli un intenso aroma di arance li assale