Libro illegibile di Bruno Munari

“il libro è un oggetto che delimita un blocco di spazio. Per attraversare questo spazio occorre sfogliare le pagine dalla prima che sta dietro la copertina fino all’ultima. Ci si mette un certo tempo ed è come una passeggiata nella neve”

Testo e immagini di Bruno Munari in      http://www.munart.org/index.php?p=4

 

Libro illeggibile MoMa NY 1966 inedito

Libro illeggibile inedito
opera unica Courtesy Archivio ISISUF
Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo
Milano

Libro illeggibile inedito

Libro illeggibile inedito

Etcetera

Etcetera è il nuovo libro di Maria Grazia Insinga pubblicato da Fiorina Edizioni, un Leporello di raffinatissima fattura (a cura di Giovanni Fassio), un libro d’artista da leggere, osservare e mostrare.

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è solo oscuro il baio
e puro e scalpita
e non ho finito
(MGI)

Il mostro, la dea, la bestia, l’avvelenatrice: quattro figure da aggiungere agli Arcani Maggiori dei tarocchi degli archetipi. Perché di archetipi si tratta e la lingua usata da Maria Grazia Insinga è quella della poesia veggente. Un parlare non udibile, ma che deve essere dipinto con lo sguardo per ricomporne in senso. Come sempre accade per le narrazioni del mito, dove le storie diventano personaggi e i personaggi prendono vita e la vita diventa storia e la storia diventa personaggio… ETCETERA

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“ETCETERA” di Maria Grazia Insinga, libretto alla leporello o concertina
acquarelli di Alessandra Varbella
Fiorina Edizioni, Varzi, 2017 – Collana: Isolario – I
http://www.fiorinaedizioni.com/product/etcetera-insinga-fiorina/

 

l’urlo che sbatte

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Succede che per strada
urlo senza ritegno.
Come nei sogni la voce è silenziosa,
me ne rendo conto.
Allora cerco di scoprire
in quali teste c’è lo stesso intollerabile
urlo che sbatte,
se passa almeno nello sguardo
e se quello sguardo riesce a incontrarsi col mio
mentre andiamo in giro per un impegno
stranamente preciso
e invece non c’è nessun posto reale dove andare
dove il corpo e le parole
possono entrare e uscire
senza le solite piatte conseguenze:

Ci sono donne tutte fasciate
in una lunga benda
che controlla le loro porosità
(lo sguardo che si affaccia dalla fessura)
e donne tutte fuori dalla benda
che si trascinano il rotolo sotto braccio
(il braccio geme sommessamente)
mentre lo sguardo sbatte nervoso-allegro
incontrandosi col mio.

Ci sono ragazzi con occhi dappertutto
e lo sguardo che urla confusamente
attraverso una scapola un braccio la mano
mentre la tempesta dell’ordine
cade secca sulle loro palpebre.

Ci incrociamo per un secondo
emozionati dall’emozione
di avere forse qualcosa in comune.
Nel frattempo stiamo attenti a non inciampare
in quelli che camminano a quattro zampe
o in quelli che fanno fatica a reggersi in piedi
col proposito di rivivere
e stiamo anche attenti a non intralciare
la corsa dei bambini
che un niente può interrompere,
ad esempio quel mio impegno
che insisto a ritenere proprio preciso.

dicembre 1976
da Le grandi speranze di Piera Oppezzo (1934-2009)

l’ultima luce

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                 Gabriel Isak Photography

 

Lì dove mi immersi per trovarti
si è perso l’essere
e ammutolisce il profeta del mio cuore.
Sei in una forma assoluta
irraggiungibile anche alla vita stessa,
sei una macchia bianca
poca acqua torbida.
Desidero erodere
la mia ultima luce
là dove nulla
ferma lo sguardo:
neppure una rondine voglio all’orizzonte
nessun miraggio.
Sarà morto il mio cuore
e ancora vivrò
aspirerò, nella natura,
e ti chiamerò estate
senza più memoria
ti chiamerò fiore, finché
il mito farà scorrere
dietro di me la tenda:
di fronte al muro bianco
tutto compiuto e candito
e io uno scarafaggio calpestato.

Inverno ’75 – Primavera ‘76

Poesie tratte dalla raccolta
Le carte sparse di Penelope di Katerina Angelaki-Rooke
traduzione di Sofia Demetrula Rosati
pubblicate sul n. 201 di Poesia (Crocetti editore)

la farfalla, il poeta e l’oblio

La poesia di Antonis Fostieris tra la filosofia ellenistica e il pensiero di María Zambrano.

di Sofia Demetrula Rosati

Amore-Psiche-stanti
Amore e Psiche stanti Antonio Canova (1788-1793)


Colpisce, nella poesia di Antonis Fostieris, la ricchezza di citazioni, l’uso del verso di altri poeti inserito nelle proprie poesie, nonché l’implicito ma pervasivo rimando ai filosofi del periodo presocratico e a Socrate stesso. Il tutto attraverso l’utilizzo di un linguaggio essenziale, mai lirico, al limite del prosaico; la complessità viene ricercata sul piano delle assonanze, dei giochi di parole, capace di rischiare lo scardinamento della lingua stessa. L’uso della lingua in modo così sofisticato, appare quasi dissacratorio, perché è in greco che scrive Fostieris, e la lingua greca (antica o moderna che sia) non è forse già di per sé un assioma per tutto il mondo occidentale? Ma proprio questo uso così ardito, sembra permettere al poeta di ottenere quella giusta composizione alchemica, capace di dissolvere la formula filosofica in immagine poetica. Non si fonde con essa, non la trasforma, non ne esalta il senso e neanche lo disgrega. Semplicemente lo liquefà. La poesia di Fostieris pone l’ultima definitiva parola all’antichissima disputa tra poesia e filosofia, sancendo definitivamente la superiorità della parola poetica. Egli sembra aver risposto a quel quesito, posto da María Zambrano, e rimasto ancora ad interrogarci: “Non sarà possibile che in un qualche giorno felice la poesia raccolga, fissando lucidamente e per tutti il proprio sogno, tutto ciò che la filosofia sa, tutto ciò che ha appreso nel suo allontanamento e nel suo dubbio?

Questo lavoro alchemico è particolarmente evidente nella silloge “Lete prezioso”. Essa si apre con un trittico (Psiche significa farfalla, La poesia non nasce dalle idee e Pneuma significa soffio) che sembra un vero e proprio trattato di filosofia socratica, sulla Psiche il Pneuma e la creazione della poesia. Psiche significa farfalla, basta aprire un dizionario cercare il termine psiche e passando attraverso il significato di anima, soffio, si arriva a quello di farfalla, sia in riferimento al noto personaggio delle Metamorfosi di Apuleio, ma anche ad una specie di lepidottero “dalla livrea modesta”. Ed è proprio al lepidottero che si riferisce Fostieris. Eufemismo dice il poeta, perché l’anima psiche è il luogo del tormento senza posa e il tarlo che non vola, non ascende verso l’alto, ma ingrassa e sprofonda proprio in quel soma che dovrebbe sentire come separato da sé. Anche per María Zambrano l’anima-farfalla in alcuni casi muore, in altri vola via, ma “Raramente si è verificato quel miracolo di agilità della mente, che le permette di trattare adeguatamente l’anima, di costruire una rete fatta apposta per catturare la realtà sfuggente della psiche.Psiche significa Farfalla e Pneuma significa soffio. Quindi sembra, qui, mantenersi la distinzione socratica tra Ψυχή e Πνεύμα mentre l’elemento corporeo, che dovrebbe essere ad essi contrapposto, non è il soma ma la poesia. La poesia non nasce dalle idee dice Fostieris e se Pneuma significa soffio (divino) dal quale dovrebbe discendere, egli ci disincanta immediatamente, perché la poesia, dice, non può nascere da un pensiero tanto elementare (anche se lo stesso poeta nazionale Dionisos Solomos aveva scritto: Prima deve concepire l’intelletto/ e dopo il cuore caldo potrà sentire). Se la Zambrano sottolinea che “l’impresa della filosofia greca fu quella di scoprire e presentare come suo quell’abisso dell’essere situato più in là di ogni essere sensibile, che è la realtà poetica, la fonte di tutta la poesia”, Fostieris restituisce il primato alla parola poetica, a quell’eterno trionfo dei sentimenti che bandito dall’ambito filosofico, trova nella poesia il pieno riconoscimento: E allora/ Ti resta solo il sentire/ Solo il sentire ti resta/ Della profonda sconfitta/ Per l’immutabile gloria/ Dei sentimenti.


Ψυχή
e Πνεύμα, tornano quindi in unità nella poesia Pneuma significa soffio, rappresentando l’altro luogo (ό αλλος τόπος) quasi si trattasse di una finzione scenica dove le farfalle pascolano fiori in un luogo verdeggiante e dove spira tanto vento (perché i soffi di pneuma e psiche si uniscono), un vento fresco, un mondo parallelo più simile al contemporaneo Truman Show, dal quale nessuno è mai fuggito.

Articolo pubblicato sul numero 88 della Rivista  Anterem