*
desidero lapidare
quel sentire che non
ascolta ma richiede a
l’infinito un termine
sofia demetrula rosati
desidero lapidare
quel sentire che non
ascolta ma richiede a
l’infinito un termine

per quanto la valigia sia solo un’idea di contenuti possibili
noi coltiviamo un’intimità irrisolta che non trattiene senso
e la forma ha disconosciuto gli oggetti
in incapacità di composizione
l’esistere è abbandonato all’idea di spazio che
non dialoga perché nessuno patteggia con il vuoto
che pure spadroneggia lasciando lo sguardo
isolato sull’abisso del movimento
tu decidi di non attraversare questo luogo
che pure ci trattiene
io sostengo l’impronta del mio corpo
che non molla l’idea del possibile
seppure la luce insiste ad esercitare presenza
la sua ingenuità non ci confonde
e non ristrutturiamo e non demoliamo questa intimità
che deteriora senza distrazione
testo pubblicato in
http://wordsocialforum.com/2015/04/22/giovani-prospettive-omaggio-di-parole-a-cristina-rizzi-guelfi/

Certo che fa male quando i boccioli si rompono
Perché dovrebbe altrimenti esitare la primavera?
Perché tutta la nostra bruciante nostalgia
dovrebbe rimanere avvinta nel pallore gelato e amaro?
L’involucro fu il bocciolo, tutto l’inverno.
Cosa c’è di nuovo che consuma e dirompe?
Certo che fa male, quando i boccioli si rompono,
male a ciò che cresce
e a ciò che racchiude.
Certo che è difficile quando le gocce cadono.
Tremano d’inquietudine, pesanti, stanno sospese,
si aggrappano al ramoscello, si gonfiano, scivolano –
il peso le trascina giù, come provano ad arrampicarsi.
Difficile essere incerti, timorosi e divisi,
difficile sentire il profondo che attrae e richiama,
eppure rimane ancora a tremare soltanto –
difficile voler stare
e voler cadere.
Allora, quando infine più niente aiuta
si rompono come esultando i boccioli dell’albero,
allora, quando non le trattiene più alcun timore,
cadono scintillando le gocce del ramoscello,
dimenticano che furono impaurite dal nuovo,
dimenticano che furono in apprensione per il viaggio –
conoscono per un secondo la grande serenità,
riposano in quella fiducia
che crea il mondo.