
Certo che fa male
di Karin Boye (Göteborg, 26 ottobre 1900 – 24 aprile 1941)
Certo che fa male quando i boccioli si rompono
Perché dovrebbe altrimenti esitare la primavera?
Perché tutta la nostra bruciante nostalgia
dovrebbe rimanere avvinta nel pallore gelato e amaro?
L’involucro fu il bocciolo, tutto l’inverno.
Cosa c’è di nuovo che consuma e dirompe?
Certo che fa male, quando i boccioli si rompono,
male a ciò che cresce
e a ciò che racchiude.
Certo che è difficile quando le gocce cadono.
Tremano d’inquietudine, pesanti, stanno sospese,
si aggrappano al ramoscello, si gonfiano, scivolano –
il peso le trascina giù, come provano ad arrampicarsi.
Difficile essere incerti, timorosi e divisi,
difficile sentire il profondo che attrae e richiama,
eppure rimane ancora a tremare soltanto –
difficile voler stare
e voler cadere.
Allora, quando infine più niente aiuta
si rompono come esultando i boccioli dell’albero,
allora, quando non le trattiene più alcun timore,
cadono scintillando le gocce del ramoscello,
dimenticano che furono impaurite dal nuovo,
dimenticano che furono in apprensione per il viaggio –
conoscono per un secondo la grande serenità,
riposano in quella fiducia
che crea il mondo.
meravigliosa grazie…
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