Splendida recensione sull’ultima opera dell’immeso Robert Graves.
“Dell’amore Graves parla con chiarezza e a lungo, ne La Dea Bianca: la parola poesia sta al poeta come la parola amore all’amante, dice, e non c’è ispirazione, non c’è preghiera alla Dea che non passi attraverso la furia dell’innamoramento per una donna che in quell’attimo sia la Dea stessa.”
R. Graves, “Sette giorni fra mille anni”, Nottetempo 2015, traduzione di Silvia Bre, postfazione di Silvia Ronchey.
Più la questione è sottile più mi rende felice.
Graves, Sette giorni fra mille anni
Che si tenga attivo il servizio postale in Persia o che un esponente della Specie Impermanente dei Cammelli Polari ci tenga un discorso (1), che una linea stupisca un punto e si domandi se potrà mai essere stupita a sua volta da qualcosa di più complesso o che un ragazzo con il bagaglio linguistico di Shakespeare snellisca la sua lingua solo per maledirci, in rari momenti la letteratura raggiunge il suo punto più generoso come nella distopia, quando alla bellezza di leggere un libro si aggiunge la potenza di essere trascinati davanti allo specchio delle possibilità. “Specchio” era la parola usata da Lem di fronte ai mondi di cui eravamo in cerca – lui che…
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