l’ultima luce

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                 Gabriel Isak Photography

 

Lì dove mi immersi per trovarti
si è perso l’essere
e ammutolisce il profeta del mio cuore.
Sei in una forma assoluta
irraggiungibile anche alla vita stessa,
sei una macchia bianca
poca acqua torbida.
Desidero erodere
la mia ultima luce
là dove nulla
ferma lo sguardo:
neppure una rondine voglio all’orizzonte
nessun miraggio.
Sarà morto il mio cuore
e ancora vivrò
aspirerò, nella natura,
e ti chiamerò estate
senza più memoria
ti chiamerò fiore, finché
il mito farà scorrere
dietro di me la tenda:
di fronte al muro bianco
tutto compiuto e candito
e io uno scarafaggio calpestato.

Inverno ’75 – Primavera ‘76

Poesie tratte dalla raccolta
Le carte sparse di Penelope di Katerina Angelaki-Rooke
traduzione di Sofia Demetrula Rosati
pubblicate sul n. 201 di Poesia (Crocetti editore)

ho partorito un utero

Mary Daniel Hobson
Mary D. Hobson


ho partorito    un utero  e
mi ci sono    cucita dentro

cercano e    non mi trovano
tracciano    perimetri della    mia corporeità
il pavimento è disseminato di    rilevatori meccanici
ma le voci registrate le    ho con me

l’esercizio dell’azione di ricerca    è svolto  in
coincidente    considerazione    dei fatti
ma la versione    esatta    dei fatti
è impossibilitata

dimezzati dalla    disperazione    del senso
sono seduti in  ampi spazi     sterrati  e
tirano piccole   pietre    a pelo d’acqua

mentre    accarezzano le   loro calde pance    molli
un intenso aroma di    arance    li assale

 

da l’azione è un’estroversione del corpo
© sofia demetrula rosati

in … carte nel vento

‘la solitudine della Sapienza’ pubblicato in Carte nel vento

Sofia Demetrula Rosati: una poesia inedita

Nota critica di Marco Furia

 
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Sul sito www.anteremedizioni.it è on-line il nuovo numero di “Carte nel vento”, in cui la redazione di “Anterem” presenta alcuni dei finalisti dell’edizione 2014 del Premio Lorenzo Montano: Maria Angela Bedini, Giovanni Campi, Silvia Comoglio, Romano Morelli, Luigi Reitani, Sofia Demetrula Rosati, Greta Rosso, Luigi Severi, Simone Zafferani.

La Dea in attesa: recensione a “Sette giorni fra mille anni” di Robert Graves

Splendida recensione sull’ultima opera dell’immeso Robert Graves.
“Dell’amore Graves parla con chiarezza e a lungo, ne La Dea Bianca: la parola poesia sta al poeta come la parola amore all’amante, dice, e non c’è ispirazione, non c’è preghiera alla Dea che non passi attraverso la furia dell’innamoramento per una donna che in quell’attimo sia la Dea stessa.”

Poetarum Silva

R. Graves, "Sette giorni fra mille anni", Nottetempo 2015, traduzione di Silvia Bre. R. Graves, “Sette giorni fra mille anni”, Nottetempo 2015, traduzione di Silvia Bre, postfazione di Silvia Ronchey.

Più la questione è sottile più mi rende felice.
Graves, Sette giorni fra mille anni 

Che si tenga attivo il servizio postale in Persia o che un esponente della Specie Impermanente dei Cammelli Polari ci tenga un discorso (1), che una linea stupisca un punto e si domandi se potrà mai essere stupita a sua volta da qualcosa di più complesso o che un ragazzo con il bagaglio linguistico di Shakespeare snellisca la sua lingua solo per maledirci, in rari momenti la letteratura raggiunge il suo punto più generoso come nella distopia, quando alla bellezza di leggere un libro si aggiunge la potenza di essere trascinati davanti allo specchio delle possibilità. “Specchio” era la parola usata da Lem di fronte ai mondi di cui eravamo in cerca – lui che…

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