Categoria: pubblicazioni
e la pagina non scritta
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e la pagina non scritta
è
la misura del tutto
la non azione determina lo stato del non agente
mentre si accumulano futili dettagli di vita
densificano i fili d’erba
le ossa sbiancano sotto il sole
le dentature ingialliscono
ma la pagina resta non scritta
l’estroversione del corpo non
lascia tracce visibili se non per lo
spostamento d’aria avvertito qualche
metro più in là
il caldo impone una sosta sul ciglio della strada
mentre chi guarda può scorrere velocemente
l’insulina in vena non gestisce l’opprimente
incapacità di metabolizzare dolcezza
nei bagliori della cecità scrivere non è agente
mentre il suicida viene sepolto velocemente
senza neanche il segno della croce
in un campo di alberi da frutto si
dichiara l’esercizio del libero arbitrio
© sofia demetrula rosati
da ‘l’azione è un’estroversione del corpo’
il demolito è l’unica dimora del ritorno
Persefone esce dal Tartaro per reiterare l’annuale ritorno sulla terra. Demetra l’attende. Ade l’insegue. Sfinita dall’eterna
divisione tra il desiderio di un uomo che la trattiene nel mondo delle ombre e una madre (doppio di sé) che la reclama alla vita, per far maturare i campi d’orzo, Persefone dimentica il suo compito. Il suo ventre nel mondo delle ombre rimane sterile, mentre quello della madre, doppio di sé, partorisce ogni anno, grazie a lei. Ella allora, prende coscienza del suo corpo sterile eppure fecondatore, del desiderio che la minaccia senza darle piacere. Il suo nome le dà senso e coraggio. Lei è pharo-phonos “colei che porta la distruzione”, niente più di questo. Il corpo-donna si ribella al mito e conquista uno spazio, una “no man’s land” tra la vita e la morte.
non esiste una vera posizione del piacere
il fiato sul collo è il mio
le mani sul ventre sono le mie
le dita nel mio utero cercano con misura
una piega tra la pelle rugosa
dove poter ancora resistere
ho dimenticato i semi di melagrana e
non ricordo più qual è il mio compito
quanta luce arde il sole
io cammino non ho memoria dei passi della fuga
il cemento ha distratto chi mi insegue
non comprendo altro ritorno che non sia demolizione
la dimora non emette suono
sono un mattino di fine giugno
perché mi chiamate sera d’autunno?
mia madre che ho generato
mi aiuta a partorire in
questa lunga giornata estiva
stesa nel campo d’orzo
sotto un sole di ferro arrugginito
ma non vedo uscire nulla dal mio utero
solo liquido amniotico che lei
asperge sul campo e una
placenta livida e maleodorante che lei
dà in pasto agli animali fermi sul
margine del bosco di pioppi bianchi
dov’è il mio frutto? il partorito?
nell’utero solo le mie dita
io sono ancora un mattino di fine giugno e tu
da me generata che mi chiami figlia
parli dell’autunno e del ritorno
mi dici che lì sotto questa terra che
stai fecondando con il mio ventre
lì sotto c’è la dimora
la mia dimora
non esiste una vera posizione del piacere
il fiato sul collo è il mio
le mani sul ventre sono le mie
le dita nel mio utero cercano con misura
una piega tra la pelle rugosa
dove poter ancora resistere
ho dimenticato i semi di melagrana e
non ricordo più qual è il mio compito
quanta luce arde il sole
io cammino non ho memoria dei passi della fuga
il cemento ha distratto chi mi insegue
non comprendo altro ritorno che non sia demolizione
la dimora non emette suono
sono un mattino di fine giugno
perché mi chiamate sera d’autunno?
mia madre che ho generato
mi aiuta a partorire in
questa lunga giornata estiva
stesa nel campo d’orzo
sotto un sole di ferro arrugginito
ma non vedo uscire nulla dal mio utero
solo liquido amniotico che lei
asperge sul campo e una
placenta livida e maleodorante che lei
dà in pasto agli animali fermi sul
margine del bosco di pioppi bianchi
dov’è il mio frutto? il partorito?
nell’utero solo le mie dita
io sono ancora un mattino di fine giugno e tu
da me generata che mi chiami figlia
parli dell’autunno e del ritorno
mi dici che lì sotto questa terra che
stai fecondando con il mio ventre
lì sotto c’è la dimora
la mia dimora
finalista Premio Montano (2011)
© sofia demetrula rosati
Antonis Fostieris tradotto su Anterem
Sul nuovo numero della rivista Anterem (n.88 – giugno 2014) dal titolo “Per crescita di buio”, poesie di Antonis Fostieris dalla raccolta Lete prezioso.
Traduzione e riflessione critica di Sofia Demetrula Rosati
Si potrebbe dire che abbiamo due destini: uno mobile e senza importanza, che si compie; e un altro, immobile e importante, che non si conosce mai.
Musil
Sommario
Editoriale
carte nel vento
La poesia “il demolito è l’unica dimora del ritorno” è stata pubblicata dal periodico on line Carte nel vento di gennio 2012, annoIX, numero 16, accompagnata da una nota critica di Marco Furia.

