La scrittura presenta un rapporto paradossale con la morte, se già Platone la accusava di essere disanimata e di distruggere la memoria, come acutamente ci fa riflettere Ong, riferendo citazioni come quella della Seconda Lettera di San Paolo ai Corinzi (3,6): «La lettera uccide, mentre lo spirito dà vita». Emozionante, ancora, quando richiama la nostra attenzione sull’usanza ancora largamente diffusa di comprimere fiori freschi tra le pagine dei libri, soprattutto per ricordare qualche cosa o momento particolarmente significativo, gialli boccioli appassiti tra pagina e pagina, dove il fiore secco, che un tempo era vivo, è l’equivalente psichico del testo verbale. Poi dice: «Il paradosso consiste nel fatto che lo stato di morte del libro, la sua rimozione dal mondo umano vivente, la sua rigida fissità visiva, ne assicurano la durata nel tempo e la possibilità di risorgere in illimitati contesti viventi, grazie a un numero potenzialmente infinito di lettori».
View original post 520 altre parole