16 anni fa, il 3 febbraio 2002, Aglaja Veteranyi, nata nel 1962, decise di porre fine alla sua vita. Avevo avuto modo di vederla una volta, in Svizzera, a Lucerna, nel corso di una delle sue Lesungen che organizzava quasi come fossero esibizioni circensi. Una poesia funambola senza rete, per dirla con le parole di Mascha Kaléko. Una scrittura, anche nella prosa – penso al romanzo Warum das Kind in der Polenta kocht – accompagnata dallo sguardo spalancato e stupito e ferito di due occhi grandi, chiari, indicibilmente belli. Allorché nel dicembre 2002, nel castello svevo di Trani, in occasione del convegno In medias res organizzato da Lend Bari (5-7 dicembre), scelsi di parlare di Migrantenliteratur. Premio Adelbert von Chamisso e dintorni, decisi di leggere, tra l’altro, questa mia traduzione della poesia Die Flucht di Aglaja Veteranyi. Come testimonia il testo pubblicato nel numero di “Frontiere” del giugno…
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