Madre – non sono le montagne.
È la loro ombra a pesare.
Neppure i cipressi.
È l’erba strisciante. Mi schiaccia.
È un’ape bionda del mondo di lassù.
Mi trova tra i fiori
e mi fa cera – non miele.
Diventare veleno per lei.
In una chiesetta brucerò
sciogliendo poco buio
prima che vengano a spegnermi
le dita untuose del sagrestano.
Così la soffocano la fiamma, madre,
non soffiando,
ché non prendano fuoco le anime
e s’infiammino gli Inferi.
Alba profonda.
Si china a bere acqua e nella tomba
rientra passando dal cipresso.
Intorno, a sciami, gli uccelli.
da Ballata di Michalis Ganàs (trad. Paola Maria Minucci)
(Michalis Ganàs nato a Tsamantàs, in Epiro nel 1944 – vive e lavora ad Atene)