l’urlo che sbatte

oppezzo-una-lucida-disperazione-180
Succede che per strada
urlo senza ritegno.
Come nei sogni la voce è silenziosa,
me ne rendo conto.
Allora cerco di scoprire
in quali teste c’è lo stesso intollerabile
urlo che sbatte,
se passa almeno nello sguardo
e se quello sguardo riesce a incontrarsi col mio
mentre andiamo in giro per un impegno
stranamente preciso
e invece non c’è nessun posto reale dove andare
dove il corpo e le parole
possono entrare e uscire
senza le solite piatte conseguenze:

Ci sono donne tutte fasciate
in una lunga benda
che controlla le loro porosità
(lo sguardo che si affaccia dalla fessura)
e donne tutte fuori dalla benda
che si trascinano il rotolo sotto braccio
(il braccio geme sommessamente)
mentre lo sguardo sbatte nervoso-allegro
incontrandosi col mio.

Ci sono ragazzi con occhi dappertutto
e lo sguardo che urla confusamente
attraverso una scapola un braccio la mano
mentre la tempesta dell’ordine
cade secca sulle loro palpebre.

Ci incrociamo per un secondo
emozionati dall’emozione
di avere forse qualcosa in comune.
Nel frattempo stiamo attenti a non inciampare
in quelli che camminano a quattro zampe
o in quelli che fanno fatica a reggersi in piedi
col proposito di rivivere
e stiamo anche attenti a non intralciare
la corsa dei bambini
che un niente può interrompere,
ad esempio quel mio impegno
che insisto a ritenere proprio preciso.

dicembre 1976
da Le grandi speranze di Piera Oppezzo (1934-2009)

trascurare qualcosa di essenziale

*
Che posto abbiamo noi, esseri umani che percepiscono, decidono, ridono e piangono, in questo grande affresco del mondo che offe la fisica contemporanea? Se il mondo è un pullulare di effimeri quanti di spazio e di materia, un immenso gioco a incastri di spazio e particelle elementari, noi cosa siamo? Siamo fatti anche noi solo di quanti e particelle? Ma allora da dove viene questa sensazione di esistere singolarmente e in prima persona che prova ciascuno di noi? Allora cosa sono i nostri valori, i nostri sogni, le nostre emozioni, il nostro stesso sapere? Cosa siamo noi, in questo mondo sterminato e rutilante?

Non posso neppure immaginare di provare per davvero a rispondere a una tale domanda, in queste pagine semplici. È una domanda difficile. Nel grande quadro della scienza contemporanea ci sono molte cose che non capiamo, e una di quelle che capiamo di meno siamo noi stessi. Ma evitare questa domanda e fare finta di niente vorrebbe dire, credo, trascurare qualcosa di essenziale.

Teoria della relatività

Da Sette brevi lezioni di fisica di Carlo Rovelli – Adelphi

e sono qui

*
e sono qui
amico mio amica mia
ad indossare carne
perché si rendano visibili le tue rughe
che da tempo
ho assunto
come mia espressione
a mostrarti l’estetica del dolore
perché tu possa sperimentare
la densa pietà di uno sguardo che non ti conosce
a chiederti di tessere un velo di trama sottile
perché ho necessità delle tue mani
sul mio volto
in movimenti studiati
© sofia demetrula rosati
jessica rimondi
quadro di Jessica Rimondi