scendo a buttare la spazzatura rigorosamente separata
negli appositi contenitori per il riciclo
arrivo all’indifferenziata
lì con il suo fazzoletto in testa e lo sguardo grigio di chi ha disimparato a riconoscere umanità
una donna mi guarda velocemente prima di infilare il suo lungo gancio di metallo nel cassonetto
io da un lato con lo sportello sollevato lei dall’altro lì alla ricerca di ciò
che non può essere trovato né in cassonetto né altrove per una vita che
aspira a consumare l’inconsumato di chi ha sempre avuto più di te
io intenta a gettare ciò che non può essere gettato
uno spazzolino qualche tuo indumento dimenticato a casa mia
l’accappatoio sul quale abbiamo fatto l’amore sul pavimento del bagno
con quella passione violenta di chi sa che ti sta possedendo per l’ultima volta
o meglio che non ti possiede già più da lungo tempo e cerca
disperato nell’amplesso frammenti di un noi che non c’è più
io dal mio lato del cassonetto dell’indifferenziata lei dal suo ci guardiamo
un sorriso imbarazzato il mio distratto il suo
le porgo il sacchetto potrebbe esserti utile le dico
dandole del tu perché lì tra la spazzatura le convenzioni sono sconvenienti
lei annuisce e prende con la rapidità di chi è abituato a sottrarre e non a ricevere
torno a casa sotto una lunga doccia bollente
cercando di cancellare dal mio corpo
l’odore dei rifiuti