L’esserci è sempre anche un essersi ed è sempre anche un essere gettati nella corporeità. Il gesto convesso del ”si” imprime la concavità nel “ci” – Lascia il segno – L’identità è impronta dell’altro da sé, impressione della medietà del “si”. La distinzione dal tutto si mette in atto nell’identificazione dell’appartenenza al gioco dei ruoli del non più / non ancora. Nel divenire del “gesto” che si fa impronta l’identità diventa tale, si plasma, e nella mutua appartenenza “l’esser tutt-altro per esser sé” imprime la presenza “convessa” del “ci” nella concavità nel “si”.
Il possibile potere soverchiante del si costringe il pensiero al soggiornare, al farsi arredo dell’abitare invece che abitare stesso. Smaterializza l’identità dell’essere nel pensare come si pensa, nell’essere come si è.
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Ma il pensiero che familiarizza con la sua dimora, nel suo abitare, si volge all’osservazione di se stesso in atto – E’ coscienza…
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