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Una breve anticipazione dei versi che conpongono la mia ultima Silloge
“Αϕαία di colei che svanisce” – finalista al Premio Lorenzo Montano 2019.
ci rivolgevamo agli alberi quando
le ossa perdevano il sostegno della tenerezza
mulinelli d’acqua sorgiva
si annidavano nel midollo spinale
la massa scheletrica appariva fluorescente
con piccoli coni di luce che
stillavano dai pori cutanei
eravamo pura meraviglia e non
somigliavamo a nulla
ci coglieva lo stupore quando
potevamo sfiorarci ed emettevamo
leggeri suoni bluastri
dal vago sapore di felci
il verde non era ancora stato codificato
vagavamo tra il giallo sole e il blu acqua
non era necessario mangiare carne
ci bastava seguire l’infiorescenza stagionale
non era per questo che preparavamo gli utensili
μήτηρ chissà
se gli uccelli la sera si addormentano
con il timore che il sole torni e
se il chiarore della luna li conforta
o li fa tremare con la sua mutevolezza
le notti di buio denso quale palpito
pregano che l’immutabile custodisca
il segreto di tutte le cose
e non si provochi il grande stupore
è stato facile per chi veniva dalle steppe e non
pronunciava ma usava versi e gesti irrituali
ci hanno ricoperte di pelli di capra
nutrite con il sangue del sacrificato
e noi ne abbiamo stabilito la natura di tuoi nemici
e abbiamo cominciato a temerli a venerarli
e le dee iniziarono a svanire